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LINGUA ITALIANA: UNA TESTIMONIANZA

  • Di Víctor Pluchinotta
  • 15 mar 2017
  • 2 Min. de lectura

Non so se parlo l’italiano, ma ci provo.


Vengo da una famiglia formata da un padre siciliano euna madre napoletana , dove la mia conoscenza precaria dell’italiano sorgeva daalcune conversazioni tra di loro (quandovolevano che io noncapissi ), però nei loro rispettivi dialetti. Ma si vede l'amore vince ogni ostacolo , perché riusciva acapirsiperfettamente . Ed io in mezzo a loro, assorbivo le voci dialettali, senza sapere che non era italiano.

Giunto ​​in Italia, mi resi conto che un piccolo albero che cresce storto richiede un'enorme fatica a raddrizzare.

Dicevo ai miei amici "Debbo pulizziare Cassa" quando la mia intenzione era quella di pulire casa; ma questo non risultò mai drammatico in mezzo asemplici agricoltori siciliani, dove la mia presenza suscitava curiosità e simpatia.

Quando poi decisidi trasferirmi a Parma ( città del nord cosmopolita, in un certo qual modo aristocratico e industriale ) le regole del gioco cambiarono; cosiccome il dialetto . Il "Parmigiano" risente di profonde influenze del francese ( Parma fece parte dell'Impero napoleonico) poiché duchessa Maria Luisa, ormai divisadall'imperatore impose la lingua francese a Parma, quindi, quando si doveva pulire la casa, si dicevapiù o meno così : "Agho 'da Metra' un post in ca '". Una leggera differenza si percepisce nei confronti del siciliano, vero?

Tuttavia, Dante ci diede una lingua che portò la pace alla guerra tra i dialetti e, anche se un po 'stravagante, tutta l'Italia si arrese per la sua forza, tanto tirannica quanto e unificante.

Ma i dialetti ancora sopravvivono, anche se con cattiva stampa, e sono così pittoreschi come il nostro lunfardo che si nutrì dall’ andaluso “gitano” e soprattutto dal dialetto genovese.

Nel corso degli anni, le mie migliori insegnanti d’italiano furono le mie figlie , che ancora mi correggonoquando cado nei suoiintricati labirinti semantici.

Oggi, di ritorno in Argentina, ho la fortuna di avere una figlia che aspira ad insegnare questa lingua affascinante, bella, musicale, capricciosa, martoriata dai puristi e ben trattata da tanti poeti: da Ariosto a Pirandello; da Mazzini a Umberto Eco,da Calvino a chi senza dubbio verrà un giorno .

La lingua italiana fa parte della mia vita e me la tengo per me. Non me la toccate.






 
 
 

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